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SINDROME METABOLICA: COS’È E COME TRATTARLA


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L’espressione “sindrome metabolica” non deve spaventare ma non è neanche da prendere sottogamba, anzi sembra essere proprio una scarsa attenzione al proprio stato di salute a portare all’insorgenza di questa patologia.

 

Nel 2005 l'International Diabetes Federation ha definito i criteri diagnostici per identificare la Sindrome Metabolica:

  • Circonferenza addominale ≥ 94 cm nei maschi e ≥ 80 cm nelle femmine
  • Pressione arteriosa ≥ 130/85 mmHg o in terapia medica
  • Glicemia a digiuno > 100mg/dl o diabete conclamato
  • Trigliceridemia ≥ 150 mg/dl
  • Colesterolo HDL < 40 mg/dl nei maschi e <50 mg/dl nelle femmine

 

È sufficiente che siano presenti tre o più di questi fattori sopra descritti affinché vi sia una diagnosi di sindrome metabolica. Ancor prima di queste misurazioni, uno degli indizi più importanti per riconoscerla è la presenza di obesità viscerale (quindi misurandosi con un metro la circonferenza addominale). Un accumulo di grasso a livello addominale è spesso indice di una “resistenza insulinica”, ovvero una ridotta capacità delle nostre cellule, in particolare quelle del tessuto muscolare e adiposo, di rispondere in modo corretto all’azione dell’insulina e di utilizzare il glucosio come fonte di energia. 

Cosa comporta tutto questo? I muscoli svilupperanno una ridotta capacità di utilizzo del glucosio e di conseguenza il fegato ne aumenterà la sua produzione; con l’incremento dei livelli di glucosio difficilmente avverrà la biosintesi degli acidi grassi nel fegato con conseguente aumento della produzione dei trigliceridi, del colesterolo LDL (colesterolo cattivo) e la riduzione del colesterolo HDL (colesterolo buono).

 

Quali sono le cause?

Il rischio di sviluppare sindrome metabolica aumenta con l’avanzare dell’età, anche se è allarmante la sempre più diffusa obesità infantile, e le cause sono quasi sempre riconducibili a stili di vita errati: scarsa attività fisica, cattive abitudini alimentari, presenza di fattori stressogeni.

 

Quali sono le conseguenze?

La sindrome metabolica porta con sé delle conseguenze a lungo termine molto pericolose: 

- infiammazione intestinale e disbiosi

- sovraccarico del fegato

- progressiva perdita di massa magra e aumento di tessuto adiposo in cui insulinoresistenza e infiammazione sono accompagnati da ipertrofia e ipossia degli adipociti

- aumentato rischio di malattie cardiovascolari, renali, oculari ed epatiche

- possibile condizione di insulino resistenza e conseguente diabete

 

Cosa fare?

L’asse intestino-fegato dovrà essere il vero protagonista della gestione del metabolismo. 

Nell’intestino i nutrienti provenienti dalla dieta vengono digeriti, assorbiti ed eliminati e il microbiota intestinale rappresenta un vero e proprio organo metabolico che a sua volta è in grado di favorire l’utilizzo, l’accumulo o l’eliminazione dei nutrienti. 

 

Alcuni fattori, come un’alimentazione ricca di grassi e carboidrati, possono alterare la composizione del microbiota e favorire la crescita di alcuni gruppi (phyla) di batteri a sfavore di altri. Si osserva, perciò, la crescita di un microbiota non fisiologico, caratterizzato in particolare da uno squilibrio nel rapporto fisiologico di Firmicutes/Bacteroidetes sbilanciato a favore dei primi.

Si instaura così un circolo vizioso per cui le alterazioni del microbiota possono essere allo stesso tempo causa o conseguenza delle alterazioni metaboliche. Lo squilibrio del rapporto tra Firmicutes/Bacteroidetes a sfavore di questi ultimi promuove un eccessivo assorbimento dei nutrienti, in particolare dei grassi, e la liberazione di sostanze infiammatorie.

La conseguenza è una maggiore permeabilità intestinale con un aumento di queste sostanze nel sangue che raggiungono il fegato e ne compromettono la funzionalità, instaurando uno stato infiammatorio che può poi sfociare nella insulinoresistenza epatica. 

Si avranno quindi un’alterazione dei livelli di colesterolo, trigliceridi e glicemia ed elevata circonferenza addominale, segnali come abbiamo visto di Sindrome Metabolica. 

Non va inoltre trascurato il fattore stress, in quanto numerosi studi hanno verificato che il distress psicologico aumenta i fattori di rischio per ipertensione, grasso adiposo e iper-colesterolemia.

Risulta chiaro che la sindrome metabolica rappresenta solo la fase finale di un processo di alterazione, che da un singolo parametro alterato conduce a più squilibri metabolici fino ad arrivare, nel tempo, alla Sindrome Metabolica vera e propria. 

 

Per prevenire o risolvere una condizione di sindrome metabolica sarà necessario aumentare il proprio livello di attività fisica, controllare e gestire lo stress, diminuire correttamente il peso corporeo, seguendo un piano alimentare studiato appositamente da un nutrizionista, affiancato in caso di necessità da un’integrazione specifica in grado di agire sui parametri alterati.