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LONG COVID: COS’È E COME USCIRNE


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La pandemia da Sars Cov-2 è una patologia infettiva che, anche se ridimensionata, persiste nel coinvolgere l’interesse della comunità medica e scientifica per le sue ripercussioni nel lungo periodo: molte persone infatti, guarite dal Covid-19 anche con infezione lieve, continuano a manifestare sintomi anche a due mesi dal contagio, altri a sei mesi o un anno.  La condizione di Long Covid o Sindrome Post Covid-19 indica appunto l’insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l’infezione, rappresentando una specie di continuazione della malattia.  Il problema in Italia coinvolge circa 3 milioni di “guariti” con una maggior incidenza sulle donne.

Sono stati identificati oltre 55 sintomi e la maggior parte di questi sembrano corrispondere alla sintomatologia sviluppata durante la fase acuta dell’infezione.

I cinque disturbi più comuni individuati sono: affaticamento persistente (58%), mal di testa (44%), disturbo dell’attenzione (27%), caduta dei capelli (25%) e dispnea (24%).  Molto frequenti risultano anche disturbi muscolari con debolezza, dolorabilità diffusa, mialgie e artralgie. Più in generale spicca una diffusa sensazione di peggioramento dello stato di salute, a volte rialzo termico e perdita dell’appetito. Persistono problemi respiratori con affanno nonché disordini cardiovascolari come palpitazioni, aritmie, dolore pre-cordiale.

 

L’ipotesi eziopatogenetica comune alle varie sindromi è riconducibile a una condizione di infiammazione persistente; questo dato spiegherebbe anche il motivo per cui ci sia un’incidenza maggiore nel popolo femminile in quanto nella donna vi è una maggior sensibilità ad attivare il sistema immunitario, che se da un lato è positivo per una riduzione del carico patogeno in fase acuta, potrebbe invece determinare malattie autoimmuni o infiammatorie nel lungo periodo.

 

Stanchezza cronica e disturbi neurologici

La stanchezza cronica, sintomo più diffuso nel post-COVID-19, si può manifestare anche dopo tre mesi dal contagio e spesso può sfociare in un grave affaticamento invalidante, dolore, disabilità neurocognitiva e sonno compromesso. Sono questi tutti segnali di una disfunzione del sistema nervoso autonomo e che possono aggravarsi in disordini respiratori da alterazioni morfo-funzionali polmonari o in disturbi neurologici, insonnia, alterazioni della motilità gastro-intestinale o delle funzioni cardio-vascolari. 

I disturbi neurologici appaiono in misura ancora più frequente rispetto all’affaticamento e si manifestano in primis attraverso una sensazione di confusione mentale o “brain fog”.  La ragione di questi problemi neurologici e disordini di tipo intellettivo è stata individuata in una neuroinfiammazione provocata dalla perturbazione immunitaria a seguito dell’invasione virale.  Le maggiori difficoltà riportate da coloro che soffrono della “nebbia mentale” post Covid, sono la stanchezza cognitiva persistente, la difficoltà a mantenere la concentrazione e a ricordare le cose, un marcato disorientamento e confusione mentale.

 

Rimedi

Cosa fare dunque in questi casi? Innanzitutto contattare il proprio medico per stabilire eventuali esami di approfondimento. Molto utile sarebbe anche un esame bioimpedenziometrico per valutare lo stato infiammatorio.

Non esiste un unico prodotto miracoloso ma tante piccole azioni e scelte che possiamo mettere in atto per migliorare il nostro stato di salute ed aiutare così il nostro organismo a ritrovare il suo equilibrio.

Un’alimentazione sana e calibrata sulle nostre esigenze è senz’altro la base da cui partire, affiancata ad un’attività fisica regolare e quotidiana, anche 30-40 minuti di camminata al giorno sono sufficienti per riossigenare le nostre cellule, riattivare la circolazione e l’eliminazione delle tossine. Inoltre è necessario sostenere il sistema immunitario, il cui fulcro risiede nel nostro intestino, diventa quindi indispensabile un’integrazione di pre-pro e post-biotici, senza i quali difficilmente, solo attraverso l’alimentazione, riusciremmo a riportare la flora batterica al suo stato di omeostasi.

Per abbassare l’infiammazione risulta utile un’integrazione di Omega 3 e 6, che possiamo trovare nell’olio di pesce ma anche nell’alga Klamath o Spirulina; quest’ultime sono particolarmente ricche anche di vitamine, minerali e un buon apporto proteico di facile assimilazione, tanto da renderle un aiuto davvero prezioso. Melatonina e Vitamina D sono entrambi due potenti alleati per la loro attività anti ossidante e anti-infiammatoria, mitigando così gli effetti delle infezioni.

In caso di stanchezza possiamo aiutarci con piante come l’Eleuterococco o Rhodiola rosea, piante tonico-adattogene in grado di far fronte a situazioni di distress persistente. Per quanto riguarda i disturbi di natura neurologica suggeriamo l’apporto di Hericium herinaceus nel lungo periodo e per un aiuto nell’immediato piante quali Ginkgo Biloba e Bacopa.

 

Chiara Vivan

esperta in erboristeria ed alimentazione